Facciamo un attimo due conti: gli Airbourne sono arrivati dal nulla ed hanno spopolato grazie ad un album che di originale ha ben poco, ma che racchiude in sé un’energia che solo i grandi sanno infondere nelle proprie canzoni. Forti di tale debutto e di una potente casa discografica alle spalle, hanno girato in lungo e in largo il globo terrestre portando il verbo del rock’n’roll in ogni angolo possibile. Ora è uscito il loro nuovo disco, “No Guts, No Glory” che, c’è da scommetterlo, susciterà reazioni favolose dappertutto, merito anche di un tour già schedulato e nuovamente capillare. Con un curriculum del genere, è abbastanza logico parlare di bravura, ma anche di una buona dose di fortuna.
Abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche battuta con il chitarrista David Roads, un ragazzo simpatico che non si è risparmiato nemmeno di fronte a qualche domanda spinosa e con un’attitudine davvero rock’n’roll, come scoprirete leggendo le sue stesse parole. A voi il resoconto della piacevole chiacchierata svoltasi nei camerini dell’Alcatraz di Milano.

Ciao David, come stai?
Non c’è male, grazie!

Comincerei subito con una piccola presentazione del nuovo album: come lo descriveresti?
Direi che si tratta di un album di puro e sano rock. Quando siamo entrati in studio per registrarlo abbiamo pensato al primo album e volevamo riproporre quell’energia che avevamo catturato all’interno di “Runnin’ Wild”, ma apportandovi dei miglioramenti. Credo ne sia uscito un album più “colorato”, ma non nel senso gay del termine, ahah! (ride, nda) C’è più varietà: mid-tempo, rock-song veloci e così via.

Come titolo avete scelto “No Guts, No Glory”. Per quale motivo e che cosa significa per voi?
Stavamo lavorando a quella che sarebbe diventata la titletrack del disco ed abbiamo semplicemente pensato che fosse un ottimo titolo per l’intero album. Penso siano delle ottime parole: “Niente coraggio, niente gloria”, significa che non facciamo prigionieri, eheh!
Per quanto riguarda cosa vogliano dire per noi, tieni conto che stiamo girando molto in tour, quindi si tratta più che altro di una sorta di incoraggiamento a tener duro ed a non mollare mai. Ci sentiamo come fratelli, uniti nel segno del rock’n’roll!

So che, per le sessioni di registrazione del nuovo disco, avete dormito nello studio. Ammetterai che si tratta di una cosa piuttosto strana… come vi è venuta in mente quest’idea?
Si, l’abbiamo fatto, ahah! (ride, nda) Vedi, il posto era un’enorme costruzione e così abbiamo buttato giù dei materassi vicino ai nostri strumenti ed abbiamo dormito direttamente sul posto! È stata una scelta dettata dal fatto che non volevamo lasciarci sfuggire nessun momento di creatività, e quindi essere 24 ore al giorno all’interno dello studio ci ha permesso di catturare il più possibile di ciò che ci passava in testa.

Perché avete deciso di registrare “No Guts, No Glory” sfruttando tecnologie analogiche al posto delle più moderne digitali?
Non è del tutto vero perché comunque abbiamo utilizzato il digitale per l’editing e processi di questo tipo, ma per le registrazioni vere e proprie sì, siamo ricorsi all’analogico ritenendolo più caldo come sound e più old-fashioned, esattamente come noi, eheh! E poi quando parte il registratore e tu ti metti a suonare su nastro è tutta un’altra storia che non sentire un click di un mouse, parliamoci chiaro!
Comunque quello che volevamo ottenere era far suonare tutti gli strumenti più forte e con un sound più corposo, e questo si poteva ottenere solo usando l’analogico. Il nostro produttore Johnny K. (Machine Head, 3 Doors Down, Black Tide) si è sin da subito rivelato entusiasta della cosa ed effettivamente ci ha fatto molto piacere, visto che molti del mestiere si sentono quasi spaventati nell’utilizzare questo tipo di tecnologie.

Che differenze ci sono, secondo te, tra i vostri due album?
Si tratta di un discorso di varietà: ci sono canzoni molto differenti rispetto a quelle del disco precedente, come per esempio “Blonde, Bad And Beautiful”. In realtà credo si respiri un’atmosfera diversa da “Runnin’ Wild”, come ti accennavo prima dicendoti che il nuovo album è più vario confrontato al suo predecessore. Però, come l’altra volta, ci siamo concentrati nello scrivere canzoni con dei bei ritornelli, che possano essere cantati da tutti e, in questo caso, “Bottom Of The Well” ne è un esempio perfetto.

Sulla copertina di “No Guts, No Glory” c’è un riferimento al video della title-track di “Runnin’ Wild”, vostro precedente lavoro, in cui Lemmy guida un camion. Che cosa ricordi di quell’esperienza? E cosa ne pensa Lemmy della vostra musica?
Accidenti, quell’esperienza è stata veramente fantastica! Quando abbiamo pensato al video è venuta fuori l’idea che Lemmy avrebbe potuto guidare il camion e così è stato! Tutto è stato girato a Los Angeles, dove lui abita, e quando abbiamo parlato con lui è stato esattamente come te lo aspetteresti: bottiglia di Jack Daniel’s in mano e musica degli ZZ Top di sottofondo. È stato molto affascinante ascoltare le sue storie di vita on the road, un po’ come sedersi a parlare col nostro nonno, in senso buono, ovviamente, ahah! (ride, nda)

Come definiresti la vostra musica?
Puro rock’n’roll, nulla più e nulla meno. Forse ci metterei anche qualche influenza blues, ma niente d’altro.

Parliamo un po’ del tour: come mai avete deciso di iniziare il tour anche se il nuovo disco non è ancora uscito?
In realtà abbiamo non ci siamo mai fermati veramente. L’anno scorso abbiamo fatto già un tour con i Motley Crue per poi chiuderci in studio a registrare il disco, ma una volta usciti siamo subito tornati a fare concerti. Il fatto che abbiamo cominciato il tour promozionale a “No Guts, No Glory” ci permette più che altro di inserire nella scaletta una manciata di nuove canzoni per ravvivare un po’ di più l’atmosfera, il che non guasta mai.

Chi sarà l’opener di questi concerti?
Per quanto riguarda la prossima parte del tour saranno i Taking Dawn, ma non so dirti altro perché non ho ancora avuto modo di vederli, visto che questa è la prima data che facciamo insieme…

Ora una domanda spinosa: non vi siete stancati di essere paragonati sempre agli Ac/dc?
Assolutamente no! Siamo molto orgogliosi di essere comparati a quelli che consideriamo essere delle vere e proprie leggende viventi. È inutile stare a tergiversare: ogni gruppo nuovo che esce fuori viene per forza paragonato a qualcun altro, è così che funziona e a noi non crea problemi. Viviamo in un’epoca in cui tutto è già stato fatto e tutto è già stato detto, quindi per forza di cose ci saranno delle similitudini tra l’operato di questa e quell’altra band.
Ma questa è anche la forza del rock’n’roll: ogni luogo ed ogni Paese ha le proprie rock band e non c’è bisogno di futili e sterili polemiche su chi assomigli a chi, l’importante è che si continui a mantenere alto l’interesse per questo tipo di musica. Il resto non conta davvero.

Però la situazione in Italia, in realtà, non è proprio delle migliori: l’esterofilia è un fenomeno piuttosto dilagante e credo che la band italiana più famosa all’estero siano i Lacuna Coil, ma poi c’è poco altro…
Oh si, i Lacuna Coil hanno suonato qui ieri sera, se non erro (si riferisce alla data milanese che si è tenuta il giorno prima dell’intervista, il 2 marzo, nda).

Esatto, ma comunque credo che la situazione del metal in Italia sia molto differente da Paesi come la Germania dove il nostro genere è commercialmente più apprezzato.
Beh, credo che in Europa ci sia una grande passione per il rock: festival enormi come il Wacken, tonnellate di band e cose di questo tipo ne siano una perfetta testimonianza.

Ecco, a proposito dei festival: cosa ricordi del Gods Of Metal a cui partecipaste?
Era a Bologna, vero?
Si, nel 2008.
Si, ora ricordo. Beh, innanzitutto devo dire che ci siamo divertiti parecchio, avendo anche a disposizione un palco piuttosto grande e poi lasciami dire che adoro il pubblico italiano: c’è gente veramente fuori di testa tra voi, amate veramente il rock’n’roll! Nei nostri show precedenti abbiamo visto gente fare crowd surfing e pogare come non mai, siete dei pazzi, ahah! (ride, nda)

Penso che abbiate imparato molto anche da classici come The Who, Kiss e band del genere, non solo dagli Ac/dc, insomma. Cosa pensi di queste band e dei loro ultimi dischi?
Hai ragione, ma aggiungerei anche un’altra band che ci ha influenzato moltissimo: i Motorhead. Si tratta comunque di band che hanno contribuito alla storia della musica e che hanno mantenuto un’integrità stilistica notevole, nonostante abbiano passato dei momenti di difficoltà. Sono tutti gruppi che mi rendono fiero di suonare rock’n’roll al giorno d’oggi.

Dopo un solo album avete raggiunto un successo su scala mondiale. Qual è il segreto nella vostra musica?
Il segreto? Keep it simple! Può suonare rock’n’roll come cosa, ma è la verità, anche se non è sempre facile. Sai, cose tipo non pensare assolutamente a quello che fai sul palco, ricoprire lo stage di amplificatori e luci e non strafare. Mi spiego meglio: noi non siamo quel tipo di band che incide 8 tracce di chitarre, 4 di basso e prende 5 coriste per far suonare meglio i ritornelli, eheh! Noi prendiamo la lezione degli Ac/dc e la portiamo ai giorni nostri, tutto qua e siamo stati veramente fortunati ad arrivare dove siamo oggi.

Che cosa ne pensate dei ragazzi della Roadrunner Records? Pensi stiano facendo un buon lavoro nel promuovere la vostra musica?
Sono fantastici! È veramente un privilegio per noi incidere dischi per una label del genere, così presente a livello mondiale e specializzata in hard rock ed heavy metal come nessun altro nel settore. Hanno band davvero splendide nel loro roster e ci fa onore poter farne parte. E poi stanno facendo un ottimo lavoro per promuoverci al meglio: ci mandano in tour e organizzano queste interviste, cose entrambe che sicuramente giovano al nome della band.

Che cosa pensi a proposito dell’attuale scena hard rock ed heavy metal? Ascolti musica attuale o solo cose legate al passato?
Si, ascolto cose moderne, anche se sono molto legato alla vecchia scuola. Per me il metal è identificabile in band come Iron Maiden, Judas Priest e i primi Metallica, ma ascolto anche Slipknot e Machine Head. Con questi ultimi ricordo che abbiamo suonato in America ed è stato abbastanza divertente, viste le notevoli differenze che ci sono tra la nostra musica e la loro. C’erano molti fan che sono rimasti un po’ spiazzati dall’accostamento, ma che alla fine si sono divertiti moltissimo perché tutto ha inizio col rock’n’roll, è inutile girarci intorno.

Credo che il music business dei giorni nostri stia guardando solamente al passato, invece di promuovere chi inventa cose nuove, e voi ne siete un perfetto esempio. Che cosa vi affascina così tanto del passato?
Tieni conto che noi veniamo da una piccola cittadina, dove le mode e le cose nuove faticano moltissimo ad arrivare, quindi ci accontentiamo di ciò che ci viene tramandato dai nostri fratelli maggiori, eheh! Il discorso sarebbe stato diverso se arrivassimo da grossi centri popolosi come Melbourne, dove le cose più moderne arrivano parecchio in fretta. Per questo credo fermamente che la musica buona provenga dagli anni ’70/’80, in quanto la decade successiva l’ho saltata in pieno e, secondo la mia opinione, non ha portato granché di buono…

Che cosa puoi dirmi dello stile di vita all’interno della band? Seguite le tre regole d’oro (sesso, droga e rock’n’roll)?
Ahah! (ride, nda) Beh, non tante droghe, ma alcol a sufficienza, quello si, ahah! (ride, nda) Sai, siamo gente semplice, ci piace bere birra, suonare e fare barbecue, tutto qua, eheh!

Bene, l’intervista è finita, David. Grazie mille per la disponibilità e per il tuo tempo!
Grazie a te! Stasera ci sarai al concerto?

Certamente!
Allora ci vediamo sotto il palco!

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